Italia: problemi e possibili soluzioni

ITALIA: PROBLEMI E POSSIBILI SOLUZIONI

La scelta, da parte dei Membri dell’Associazione per il Progresso del Paese, di trattare come primo tema la “Visione del Futuro del nostro Paese” mi sembra particolarmente felice perché, approfondendo l’argomento, la sua soluzione intercetta e obbliga a risolvere tanti altri problemi del nostro Paese: non è pensabile che si consideri adeguata, come Visione del Futuro, una realtà caratterizzata da problemi gravi di ogni tipo.

Il nostro Paese è afflitto da tanti problemi perché è arretrato in tanti aspetti che sono cruciali per la competitività e la crescita.  Siamo nell’epoca della globalizzazione (ved. infra), cioè di una economia sempre più globalizzata e interconnessa.  La globalizzazione non è il progetto di un gruppo di malaffare al fine di incrementare il loro potere e i loro guadagni.

Ecco un primo elenco di problemi attuali che, nel percorso per arrivare alla Visione del Futuro, devono essere risolti:

  • Globalizzazione – Come è noto, globalizzazione significa che la competizione è a livello dell’intero mondo (globo). Continui progressi scientifici e tecnologici hanno fatto cadere tutti i vincoli delle distanze che in passato erano pesanti: Internet collega ciascuno con il resto del mondo, esplosione delle compagnie aeree low-cost che, con pochi soldi e in poche ore, possono trasportare chiunque in qualsiasi altra parte del mondo.  Vi sono poche eccezioni, ad esempio l’Australia per la sua lontananza.  Con la globalizzazione si deve competere anche con Paesi di cultura diversa.  La cultura per il risultato è fondamentale.  Oggi alcuni Paesi, soprattutto Cina, India e Stati Uniti, sono predisposti ad operare e vincere nella globalizzazione.  Il nostro Paese, invece, non è affatto predisposto e non a caso continua a retrocedere nelle graduatorie internazionali. I poveri aumentano e la classe media dimagrisce sempre di più. 

Con la globalizzazione qualsiasi istituzione – pubblica e privata – qualsiasi Comune, Provincia, Regione, Paese deve competere con qualsiasi altro Comune, Provincia, Regione, Paese, istituzione del mondo.

Si vince solo se si riesce a disporre ed offrire risposte vincenti alle seguenti domande:

  • Perché un investitore, un’impresa dovrebbero investire qui anziché altrove?
  • Perché un contribuente dovrebbe contribuire qui anziché altrove?
  • Perché uno studente dovrebbe venire a studiare qui anziché altrove?
  • Perché un giovane capace dovrebbe decidere di lavorare qui anziché altrove?
  • Perché un turista dovrebbe decidere di venire qui anziché altrove?
  • ecc..

Avere risposte convincenti a queste domande significa offrire condizioni più favorevoli di quelle offerte da altri.

Quando la sfida è la globalizzazione, coloro che governano i Paesi devono avere una indiscussa competenza competitiva a livello internazionale. Invece chi ci ha governato e chi ci governa non è in possesso delle competenze precitate. Noi andiamo a votare senza conoscere il curriculum di chi votiamo.

  • Giustizia – La maggior parte delle nostre cause civili dura più di 10 anni prima di arrivare a un giudizio definitivo. Chi ha vinto di più dopo più di 10 anni se non il colpevole? Nella mia attività professionale ho allacciato relazioni, anche confidenziali, con i leader delle principali multinazionali per, pur essendo consapevole dei tanti problemi, convincerli ad investire in Italia. La risposta è stata unanime: “Finchè avrete una giustizia come oggi, noi non investiremo neanche un centesimo perché in Italia non si capisce chi ha ragione e chi ha torto, ciò che è bene e ciò che è male!”
  • Fisco – Vi sono tre problemi pesanti:
    1. Un pesantissimo cuneo fiscale. Quando viaggio all’estero e dico che la nostra legge impone alle imprese – che dovrebbero essere invece aiutate ad essere snelle e competitive – un costo del lavoro notevolmente superiore a ciò che va nelle tasche dei dipendenti i miei interlocutori sono increduli.  Solo il diavolo (o la concorrenza) può permettere questo.  In sintesi, le nostre imprese sono obbligate a competere con una palla di piombo al piede.
    2. Una notevolissima evasione fiscale: anche se i casi sono sotto gli occhi di tutti, con le attuali tecnologie non sarebbe difficile identificarli. In Italia c’è una grande difficoltà a far pagare le tasse perchè coloro che lo fanno, o sono disposti a farlo, sono più del 50%.  Però risolvere questo problema in Italia presenta tutte le difficoltà di un cambiamento di cultura.  In molti altri Paesi con cui ci raffrontiamo sono pochissimi quelli che non pagano le tasse perchè, se lo facessero, avrebbero lo stesso disagio interiore di “aver rubato”.  In Italia non è per niente così.
    3. Assurdità della legge attuale. Quando una donna di servizio viene assunta deve pagare le tasse (non poche!)  e poi deve dichiarare ciò che guadagna (denuncia dei redditi).  In sintesi, non solo deve diminuire i propri introiti ma anche avere a che fare con la pesante burocrazia del nostro Paese. Sono pochissime le donne di servizio diventate ricche. Per i casi precitati, come per altri casi simili, è evidente che occorre un sistema di tassazione diversa.
  • Scuola – La nuova scuola non può essere la scuola del passato.

Già da qualche anno è stato accertato che una generazione di conoscenze e competenze dura non più di 4/5 anni.  Questa è una vera rivoluzione perchè la vita dura più di 4/5 anni.  Fino ad ora la trasmissione delle conoscenze e dell’educazione è sempre avvenuta secondo una catena verticale decrescente: dai genitori ai figli, dai professori agli studenti.  Con la necessità ora di aggiornarsi con le conoscenze e le competenze ogni 4/5 anni questa storica trasmissione verticale non regge più: esplode l’autoresponsabilizzazione.  Il giovane che vuole sapere chi garantisce il suo futuro deve guardarsi nello specchio, ecc..  Non è più l’epoca dell’impiego a vita ma dell’impiegabilità a vita, vale a dire che ognuno deve sistematicamente rinnovare le proprie conoscenze e competenze altrimenti dopo 4/5 anni non è più impiegabile.  Il ruolo della classe dirigente è essere consapevole e rendere consapevoli.  Non a caso molti definiscono la situazione attuale come l’analfabetismo di ritorno.  Una volta quando erano moltissimi gli analfabeti si diceva loro “… impara a leggere e a scrivere e sarai una persona libera …”; oggi è analfabeta chi ha perso l’aggiornamento delle proprie conoscenze e competenze.  Sin dalla fine degli anni ‘50 è diventato sempre più evidente che l’inglese sarebbe risultata la lingua franca per comunicare nel mondo (non quella stupidaggine chiamata esperanto).  Oggi vale il detto: se non impari l’inglese corri il rischio di essere schiavo.  Infatti, molto del nuovo si origina in lingua inglese.  Chi non la conosce, deve sperare che qualcuno faccia la traduzione e metta il nuovo a sua disposizione.  In questi ultimi anni sta diventando importante anche la lingua cinese.

La scuola deve contribuire al fatto che un Paese deve essere caratterizzato dalla meritocrazia e che deve educare gli studenti, sin dall’inizio, alla competizione perché il mondo, piaccia o non piaccia, è e sarà sempre più competitivo.  La nostra Amministrazione Pubblica, invece, è gestita con criteri diversi. La meritocrazia è la modalità che fa emergere tutti i talenti, anche quelli di giovani poveri che lo Stato deve aiutare economicamente per non perdere dei talenti. 

L’assistenzialismo è ancora necessario per aiutare coloro che sono diventati poveri senza loro colpe.  Ma non deve essere applicato a chi, invece, si trova in difficoltà perché non vuole impegnarsi.

  • Aggiornamento Permanente – All’inizio degli anni ’70, i capi d’azienda, che dopo gli studi non avevano fatto nemmeno un’ora di aggiornamento o formazione, hanno sentito un desiderio sempre più forte di aggiornarsi a causa della crescente internazionalizzazione e della crescente complessità dei mercati. Hanno cercato invano di trovare la soluzione usufruendo di ciò che di meglio offriva il mondo: corsi di una/due settimane a Harvard, MIT, Stanford, ecc..  Ma quello che era offerto come il meglio, in realtà era il peggio perché loro, praticamente, non riuscivano mai a partecipare (date dei corsi non scelte da loro, località lontane e naturalmente anche la non perfetta conoscenza della lingua inglese).  La frequenza dei corsi di uno/due settimane e poi basta non risolveva niente perchè il tutto andava ad essere dimenticato e … l’uomo non è un cammello!  Così nel 1973 è nata una vera soluzione: l’Aggiornamento Permanente. Non più lontano e scomodo, con la traduzione simultanea, non più corsi che cominciano e finiscono.  La soluzione era una sessione al mese, con il tema più importante del momento, con il relatore più esperto al mondo, per tanti anni, ecc..  Il nuovo servizio ebbe un successo al di là di ogni aspettativa.  Vi aderirono subito 450 capi d’azienda italiani.                                      

Nel 1985, vale a dire 12 anni dopo rispetto all’Italia, ho scoperto che un servizio di Aggiornamento Permanente non era mai nato persino negli Stati Uniti.  Sono andato a Los Angeles e ho creato una struttura adeguata per lanciare un Servizio di Aggiornamento Permanente per le aziende californiane.  La rivista più importante della California per approfondire ciò che aveva captato e che stava capitando sul mercato mi chiese un’intervista alla quale, dopo aver approfondito il tema, diede il titolo più straordinario che avesse potuto trovare: The lifelong learning” (imparare per tutta la lunghezza della vita). 

Mi scuso per aver inserito delle intuizioni personali ma l’esigenza di aggiornamento permanente è tuttora sempre più reale per il progresso del Paese.

  • Rimpalli di responsabilità nel nostro Paese e conseguente lentezza decisionale in un mondo sempre più accelerato –
  1. L’Italia è l’unico Paese che ha Camera e Senato con uguali poteri e, quindi, con rimpalli di responsabilità. I rimpalli di responsabilità si moltiplicano quando nel Senato vi è una maggioranza diversa da quella della Camera.
  2. La Costituzione Italiana contiene indicazioni generiche per quanto riguarda i ruoli di Regione, Provincie e Comuni. Ma le competenze, i confini delle istituzioni non sono ben definiti, con conseguenti continui ricorsi (TAR, ecc.).

A Melbourne, in Australia, ero a cena con un mio amico, un prestigioso professore universitario.  Non ricordo per quale motivo, ma a un certo punto, il discorso cadde sull’intollerabilità dei rimpalli di responsabilità.  Raccontai i casi del nostro Paese e il mio amico mi disse “ … ti do io un documento che riflette in modo efficace cosa capita con i rimpalli di responsabilità”.

Al ritorno dall’Australia ho fatto tradurre il documento qui di seguito riportato:

“Questa storia parla di quattro

persone di nome Ognuno,

Qualcuno, Chiunque

e Nessuno.

C’era un importante lavoro

da fare e Ognuno era sicuro

che Qualcuno lo avrebbe fatto.

Chiunque avrebbe potuto farlo,

ma Nessuno lo fece.

Qualcuno si arrabbiò a causa

di questo, perché era

il lavoro di Ognuno.

Ognuno pensò che Chiunque

avrebbe potuto farlo, ma Nessuno

si rese conto che Ognuno

non lo avrebbe fatto.

Alla fine Ognuno diede

la colpa a Qualcuno,

perché Nessuno aveva fatto

quello che Chiunque

avrebbe potuto fare”.

 

  • Criterio totalmente erroneo di come è stato gestito l’accoglimento dei migranti

Tempo fa l’Italia ha concesso una immigrazione, senza controllo. L’immigrazione di questi ultimi anni e tuttora in corso – che ha coinvolto migranti di tante nazioni generando molti problemi – non può essere gestita in modo del tutto scriteriato e disorganizzato.

  • E’ stato dimostrato – e appare comunque una cosa ovvia – che coloro che si trovano in una condizione che non permette loro di soddisfare i bisogni strettamente primari di sopravvivenza (fame, sete, sonno, dimora dignitosa, cura della salute, ecc.) (*) sono disposti dalla disperazione a commettere furti, atti di violenza e magari anche ad uccidere per soddisfare i bisogni essenziali.  Ora, come è noto, si è aggiunto lo spaccio di droga.
  • Tutto ciò è noto e condiviso, a livello internazionale, da molti decenni.
  • In sintesi, proprio perché il problema è serio, esso ha bisogno di risposte serie e ragionate. E’ infatti necessario che i criteri di immigrazione siano ben organizzati, vale a dire che assicurino a tutti coloro che arrivano, per motivi di immigrazione, il soddisfacimento dei bisogni essenziali.  Questo, non è avvenuto e non avviene, con la conseguenza di incrementare nel nostro Paese i problemi di sicurezza e ordine pubblico.
  • Organizzare l’immigrazione significa, in altre parole, garantire a ciascuno il soddisfacimento dei bisogni precitati, un posto di lavoro, ecc. In altre parole, è necessario avere un legame stretto e coerente tra coloro che arrivano e i bisogni del Paese e, più in generale, con le possibilità concrete di reale accoglienza del Paese.

Tutto questo, sinora, non è avvenuto.

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 (*) Ved. la Teoria di Abraham Maslow, famoso sociologo americano  (La piramide dei bisogni).

  • Una soluzione interessante è stata quella adottata recentemente dal Governo Canadese. Il Canada accoglie un numero dosato di persone, poi sono le persone accolte che devono occuparsi di trovare una soluzione adeguata.  Dopo pochi anni, le convocano e verificano: gli immigrati che sono riusciti possono rimanere, quelli che non sono riusciti vengono rispediti ai rispettivi Paesi di origine.
  • Si presenta l’urgenza di una soluzione degna di tal nome.

  • L’Unione Europea – La Visione del Futuro del nostro Paese non può non riguardare anche la necessaria efficacia ed efficienza dell’Unione Europea. Come è noto, l’Unione Europea per l’Italia è importante come l’aria che si respira. Da tanti anni il baricentro dello sviluppo economico si è sempre più trasferito sull’asse Estremo Oriente-Stati Uniti a svantaggio dell’Europa. In questa situazione, avendo a che fare con colossi, noi non possiamo illuderci di poter uscire dall’Unione Europea e operare da soli. Saremmo un piccolo coccio di creta che si scontra con giganti di piombo. Ma oggi l’Unione Europea ha tanti problemi che devono essere risolti, con il nostro contributo definendo la Visione del Futuro del nostro Paese. Tutti voi ricordate che nel 2000 in modo pomposo l’Unione Europea varò la cosiddetta Strategia di Lisbona, affermando che nel 2010 l’Europa sarebbe stata il continente migliore al mondo nel campo della scienza e della tecnologia. Venne affermato questo ma nessuno si preoccupò di definire cosa si dovesse fare affinché l’obiettivo fosse realizzato, anno dopo anno.  Risultato: l’Europa nel 2010 era l’ultima, non la prima, nel campo della scienza e della tecnologia.                                                   Attualmente nell’Unione Europea moltissime decisioni importanti richiedono l’unanimità. L’unanimità è la forma decisionale meno democratica perché basta un solo Paese per tenere in scacco tutti gli altri.  Si tratta di difetti organizzativi gravissimi che possono persino indurre a desiderare … che coloro che si sono occupati di organizzare questa Unione Europea vengano messi in galera.        La cosa più paradossale è che ogni giorno l’Unione Europea opera e prende decisioni che riguardano anche il nostro Paese.  E si avvicina sempre più il giorno delle elezioni europee. Ma l’Unione Europea è stata “venduta” malissimo ai cittadini che sono all’oscuro di quello che ogni giorno avviene nell’Unione Europea. Neanche nei principali giornali esiste una sezione dedicata all’Unione Europea. Non esiste un canale televisivo. I cittadini europei sono condannati ad essere pro o contro senza in realtà conoscere esattamente il perché. La Visione del Futuro del nostro Paese deve includere la correzione degli errori affinché l’Unione Europea diventi efficace ed efficiente. Ma il motivo vero di tutto questo temo che sia il seguente: come è noto, l’entità più importante dell’Unione Europea è il Consiglio composto dai Capi di Governo di ogni Paese membro. Le riunioni del Consiglio sono la sede in cui qualsiasi Paese può decidere contro ogni decisione. La conclusione è molto amara: da un lato, sulla carta, parliamo di Unione Europea, dall’altro nessun Paese vuole perdere nemmeno un grammo della propria autonomia e quindi di fatto si tratta oggi di una disunione europea.

N.B.: il cambio Lira-Euro ha reso improvvisamente molto più poveri tutti gli Italiani.  Non si capisce su quale base sia stato accettato dal nostro Paese un cambio così assurdo.  Questo tema, pur drammatico, non è stato inserito nel capitolo riguardante l’Unione Europea perché, purtroppo, non è più rimediabile.

  • Creazione di posti di lavoro

Per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro questi ovviamente dipendono dagli investimenti.  Gli investimenti pubblici competono allo Stato, gli investimenti privati invece competono soprattutto agli imprenditori.  In questi ultimi tempi si sta assistendo ad una situazione strana: il Presidente di Confindustria Boccia fa sempre più pressioni sullo Stato perché generi investimenti per posti di lavoro.  Dovrebbe essere compito degli imprenditori, ma gli imprenditori non investono e risparmiano.

In sintesi, la sfida complessiva può essere vinta solo con l’azione responsabile, contemporanea e complementare di tre protagonisti, tutti essenziali:

  • I responsabili delle istituzioni di governo, che devono garantire risposte concrete e inequivocabili alle domande fondamentali della competizione territoriale;
  • Gli operatori economici, che devono garantire competitività e sviluppo anche internazionale alle loro imprese;
  • La società civile nelle sue espressioni principali di rappresentanza (quella dei consumatori inclusa), che è titolare e garante prima e ultima della competitività e dello sviluppo del Paese e dell’esigenza di continuità tra le varie amministrazioni pubbliche che si succedono.

I tre protagonisti sono come un tripode e un tripode risulta in equilibrio solo se può contare su tutte e tre le gambe.

  • Punti di forza del Paese

Non si può decidere la Visione del Futuro senza far leva sui punti di forza del Paese, ad esempio:

  • Patrimonio culturale-artistico-architettonico (di gran lunga superiore a quello di tutti gli altri Paesi)
  • Patrimonio paesaggistico (l’Italia è bella dovunque)
  • Patrimonio climatico (se il sud non avesse tanti problemi potrebbe essere la Florida dell’Europa)
  • Grande qualità della eno-gastronomia italiana. La cucina italiana è la più ambita insieme a quella francese, ma molto più salutare
  • Straordinari prodotti agroalimentari del nostro territorio, che però generano esportazioni inferiori a quelle del piccolo Belgio
  • Enorme quantità di persone con vocazione imprenditoriale/ siamo la seconda potenza al mondo (dopo la Germania) nel campo della manifattura industriale, anche in settori tecnologicamente più avanzati (meccatronica, settore farmaceutico, ecc.)
  • Made in Italy/creatività, spesso non protetti in modo adeguato per mancanza di insufficiente cultura della proprietà industriale, specie sul mercato globale.

 

  • Turismo

 I primi quattro punti di forza del punto precedente che per comodità ripetiamo

  • Patrimonio culturale-artistico-architettonico (di gran lunga superiore a quello di tutti gli altri Paesi)
  • Patrimonio paesaggistico (l’Italia è bella dovunque)
  • Patrimonio climatico (se il sud non avesse tanti problemi potrebbe essere la Florida dell’Europa)
  • Grande qualità della eno-gastronomia italiana. La cucina italiana è la più ambita insieme a quella francese, ma molto più salutare hanno una evidente particolare forte attrattività sui turisti. Come è noto, il turismo nel caso del nostro Paese, è una fonte di introito (e quindi di PIL) molto importante.

Alla luce dei punti di forza in oggetto dovremmo essere la prima nazione al mondo per flussi turistici, invece non siamo né la prima, né la seconda, né la terza, né la quarta: siamo la quinta dietro la Francia, la Spagna, gli Stati Uniti e la Cina.

In altre parole, il destino ci ha dato le carte migliori, ma noi stiamo perdendo la partita. È evidente che occorre rimediare.

  • Incremento della qualità della vita – La Visione del Futuro deve promuovere efficacemente la ricerca scientifica, il progresso tecnologico e quant’altro può incrementare la qualità e la durata della vita. La qualità e la durata della vita non vanno confuse con la durata dell’età anagrafica perchè la qualità della vita presuppone anche la permanente salute del cervello.           

La qualità della vita nel nostro Paese dovrebbe diventare un modello per tutti gli altri Paesi.

Alfredo Ambrosetti

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  • Sinergie tra valorizzazione dell’immagine dell’Italia e promozione del manifatturiero di eccellenza del nostro Paese

In questo modo è possibile immaginare anche sinergie tra imprese industriali innovative, da una parte, ed enti locali, associazioni di promozione turistica e/o consorzi di tutela delle DOP, dall’altra, che si traducano in percorsi di business in prospettiva globale, essendo i mercati stranieri (e specialmente i nuovi grandi mercati aperti dalla globalizzazione, come quello cinese) quelli sui quali il richiamo delle tipicità italiane assume il massimo potere attrattivo.                                                  

Queste sinergie sono suscettibili di innescare un circolo virtuoso di sviluppo, sia nella valorizzazione dei nostri prodotti industriali innovativi – specialmente di quelli legati alla qualità della vita -, sia di promozione del turismo nel nostro Paese, sia di maggiore diffusione all’estero dei nostri prodotti tipici, favorendo le esportazioni.

Grazie ad operazioni di co-branding e di licensing sarebbe infatti possibile promuovere l’immagine globale del sistema Italia, sfruttando al meglio i punti di forza del sistema, sempre che nel frattempo venissero sanate le sue principali debolezze.

Testo redatto dal prof. Cesare Galli

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