Italia e Globalizzazione

La globalizzazione, iniziata con la caduta del muro di Berlino, continuata con il formarsi di un mercato globale ed esplosa con internet apparve all’inizio come un’oasi di libertà e di progresso Poi si vide che emergevano in essa poteri sovranazionali mentre il sistema sociale, lavoro, famiglia, cultura mostrava segni di crescente disordine che si ripercuotono in Italia.

1) PROBLEMI GENERATI DALLA GLOBALIZZAZIONE
Nei primi due decenni del terzo millennio si sono sovrapposti due processi rivoluzionari. Il primo di carattere economico finanziario. Di colpo dopo la firma del WTO nel 1994 ha incominciato a formarsi un unico mercato mondiale del lavoro, del capitale e delle merci. Di colpo si sono aperti gli enormi mercati asiatici con possibilità di decentrare imprese sul posto, far produrre i propri beni a prezzi più bassi e rivenderli in Europa con alti profitti. Contemporaneamente i nostri lavoratori si sono trovati in concorrenza con quelli dei paesi a basso costo di manodopera, hanno perso il lavoro o sono stati sottopagati. In altri casi è stato aumentato il loro carico lavorativo. Aggiungiamoci lo sfibrante sforzo di apprendimento continuo dovuto alla innovazione tecnologica e all’obsolescenza programmata di apparecchi, algoritmi, moduli e password.
Il mercato finanziario ha finito per dominare quello economico comperando vendendo, fondendo, spostando imprese, senza più consentire ai governi nazionali di fare una vera politica economica. E questo processo ha consentito il formarsi di smisurati fondi di investimento internazionali che possono acquistare o vendere arbitrariamente qualsiasi impresa e condizionare le politiche di tutti i paesi salvo le superpotenze.

Il potere su internet
Il secondo processo rivoluzionario che si è sovrapposto al primo è quello di internet con la possibilità di connessioni e di informazioni istantanee fra miliardi di persone. In poco tempo questo processo rivoluzionario è stato monopolizzato sul piano ideativo, produttivo e gestionale da poche imprese multinazionali che continuano a fare innovazione programmando l’obsolescenza rapida dei modelli in corso e quindi obbligando a nuovi consumi. Un processo accelerato dal fatto che ogni minima innovazione costringe tutti gli utenti ad un continuo studio per aggiornamento che richiede tempi lunghissimi ed un intenso impegno mentale. La concorrenza esaspera questo processo per cui si può dire che una buona parte del tempo recuperato dalla velocita di comunicazione e di raccolta delle informazioni viene dissipato in continue sfibranti ricerche su come operare. E poiché l‘apprendimento intuitivo del metodo avviene in giovane età, si assiste ad un rapidissimo invecchiamento tecnologico della popolazione con riflessi sul mercato del lavoro ed anche nella gestione della propria vita quotidiana che viene riempita da moduli sempre più complicati. Anche in questo settore si sono sviluppate delle superpotenze sovranazionali come Google, Facebook, Istagram, Twitter o nel campo del consumo Amazon, che raccolgono informazioni dettagliate su tutti i consumatori grazie alle quali possono influenzarne i gusti, il pensiero, l’orientamento culturale e politico oltre a condizionarne i consumi su scala planetaria. Esse non possono essere arginate o regolate dai governi locali e di fatto fanno ciò che vogliono con clienti sempre più manipolati per dare loro profitti. 

Crollo della alta cultura
Poiché tutte le attività promosse sui social hanno come fine il profitto a breve termine, tutto ciò che ha un carattere non contingente come la filosofia, la letteratura, l’attività culturale disinteressata, la scienza che guarda a lungo termine non viene cliccata e di conseguenza viene eliminata. Possiamo dire che la globalizzazione con la concorrenza globale e il formarsi di poteri economici ha provocato dappertutto il prevalere dell’interesse immediato, la scomparsa o la diminuzione della attività riflessiva, del ragionamento, della dimostrazione rigorosa il trionfo dell’immagine sul concetto e quindi una grave crisi della tradizione culturale europea e forse della stessa scienza teorica. L’alta cultura tagliata fuori dal processo produttivo in cui diventa algoritmo, l’alta cultura cessa di essere retribuita e viene assimilata al consumo, diventa cioè svago. Chi vuol conoscere e discutere Platone Aristotele Seneca o Agostino, chi vuol studiare storia e geopolitica chi vuol dedicarsi alla pittura o alla poesia scrivere romanzi o saggi importanti può farlo pagando lui il materiale i libri i viaggi, cioè come quando pratica uno sport, un hobby.

Le grandi potenze Stato Nazione
Kissinger nel suo ultimo libro “Il nuovo ordine mondiale” scrive che l’assetto uscito dalla pace di Westfalia con la formazione degli stati nazioni è in crisi. Ha ragione ma solo per le piccole nazioni, non per gli immensi Stati Nazione con lo status di grandi potenze: USA CINA RUSSIA E INDIA Solo queste possono mettersi al riparo dalle incursioni dei fondi sovranazionali, dei fondi sovrani e dal controllo capillare del web controllato dalle grandi potenze. Solo esse hanno strumenti per imporre dazi, fare negoziati e spegnere se necessario google, facebook, twitter, bloccare le email, cioè paralizzare qualsiasi influenza web straniera. I piccoli paesi, compresi tutti i paesi europei no. Visto da questa prospettiva il sovranismo se riferito anche a stati nazione della dimensione di Francia, Germania Inghilterra è velleitario e forse illusorio ed è illusoria anche la Brexit.

I ricchi sempre più ricchi i poveri sempre più poveri
Questa duplice rivoluzione nel nostro paese ha portato all’arricchimento smisurato di piccole minoranze e, parallelamente alla scomparsa di attività commerciali, di attività produttive tradizionali, al fallimento degli artigiani, ha schiacciato la piccola imprenditorialità, ha creato una classe di lavoratori precari e malpagati oltreché una massa di disoccupati giovani e di mezza età. Di qui un diffuso sentimento di disagio, di pericolo, la perdita di fiducia nel futuro per cui anche sul piano privato della coppia (vedi F Alberoni E C Cattaneo Amore mio come sei cambiato, Mondadori 2019) si incrinano o si spezzano i legami forti sostituiti con legami deboli o con rapporti aridi e vuoti Se i giovani verso i vent’anni un tempo si fidanzavano, si sposavano e dopo qualche anno avevano dei figli, oggi non lo fanno più perche sono disoccupati o perche studiano, fanno stages in Europa. Tutto il mondo europeo ma soprattutto l’Italia o si avvia verso la povertà e la solitudine

2) LA RIVOLTA
I movimenti di rivolta
Questo insieme di fattori ha provocato in tutto il mondo e soprattutto nei paesi più sviluppati uno stato di disagio di inquietudine, di incertezza, di malcontento che nelle zone o nelle categorie più colpite è diventato un vero stato di rivolta. Rivolta contro le elites che hanno provocato la globalizzazione ed i suoi problemi, che hanno lasciato impoverire ampi strati della popolazione, che hanno ridotto il welfare. Questo stato di insoddisfazione si è espresso in modo diverso a seconda dei tipo di problemi in gioco e delle soluzioni politiche proposte. È mia impressione che uno stato di disagio sostanzialmente simile si sia espresso in modo radicalmente diverso nei diversi paesi. Per esempio in Inghilterra come Brexit, in Catalogna come separatismo catalano, in Spagna come Podemos, in Francia come gilè gialli, in Venezuela ha portato al potere prima Chavez e poi Maduro con un programma socialista dagli effetti catastrofici. In Italia come movimenti populistici.

Loro insufficienza
Questi sussulti di protesta non avevano né hanno un piano economico politico di ristrutturazione nazionale e sovranazionale per affrontare la globalizzazione. In Italia la globalizzazione, ha provocato un movimento di critica contro queste stesse elites accusate di incapacità e di corruzione tanto da parte colta e borghese (G.Stella e S Rizzo, La Casta ) quanto a livello rozzo e popolare si è messo in moto un rifiuto della democrazia rappresentativa. In questa il popolo sceglieva come suo rappresentante persone colte e preparate, di cui si fidava e che avevano cura dei suoi interessi. Li sceglieva cioè nel modo in cui noi scegliamo come nostro rappresentante un avvocato, un notaio A volte la gente sceglieva anche chi considerava una guida: pensiamo a Churchill, a De Gaulle oppure in Italia a Togliatti, De Gasperi. Al posto della democrazia rappresentativa è stata proposta la democrazia diretta in cui le leggi e le decisioni vengono prese direttamente dal popolo, cioè da milioni di persone. È il populismo in cui non è più il politico che opera per il bene comune su mandato degli elettori ma agisce sulla base delle loro richieste, segue le loro fantasie, si trasforma in demagogo, il capopopolo, promette ciò che non può mantenere. E le formazioni politiche, gli aggregati o i micromovimenti che si formano sono manipolabili, reagiscono su base emotiva e spesso non sanno nulla degli effetti socioeconomici a lungo termine delle loro decisioni. 

Necessita di una nuova elite
La gente si sta stancando dell’ignoranza, della disoccupazione, delle promesse economiche che non vengono mantenute, del disordine emotivo, degli amori che non durano, della musica senza armonia, dei no global, dei back block, dei dibattiti televisivi in cui i protagonisti urlano e ripetono slogan. La gente ha capito che non basta mandare al potere gente nuova, giovani, persone ignoranti, a dar la voce al popolo in modo caotico e confuso. Cresce il bisogno di persone competenti che spiegano i fenomeni, che fanno proposte razionali. Forse lo sentono maggiormente i giovanissimi, come mostra il movement Friday for Future, che insistono molto su tematiche ecologiche, ma danno una importanza essenziale alla cultura, alla scienza, alle competenze. Ma poiché le cause profonde del disagio non sono cambiate e non sono stati fatti interventi adeguati, la vecchia classe politica potrà fare poco e continueranno le rivolte ed i fermenti. C’è perciò il pericolo reale che essa non si dimostri di nuovo all’altezza e che inizi un doloroso e difficile processo di formazione di una nuova elite. Detto in termini molto generali, dopo la classe politica del primo decennio che ha ignorato il problema e dopo quella ribellista del secondo decennio che ha sbagliato completamente la strada, deve necessariamente formarsi una nuova classe politica di cui per ora non sappiamo nulla, salvo che deve essere in condizione di affrontare il problema della globalizzazione a livello planetario, cioè a livello delle grandi potenze. Non facciamoci però illusioni. Per molto tempo vedremo nuovi capipopolo, nuovi caudillos, nuovi dittatorelli seguiti da masse osannanti ma instabili perché i problemi che essi devono affrontare sono totalmente al di la delle loro conoscenze e delle loro capacita. Capi effimeri che cavalcano un sogno o un desiderio o un capriccio popolare e agiscono come degli influencer ma che arrivano mai al livello di statista.

Colossi sovranazionali
C’ è anche la necessita di regolamentare la penetrazione e il controllo capillare esercitato dai colossi sovranazionali dell’informazione come Google e Facebook Istagram Twitter e delle vendite come Amazon. Come abbiamo detto tutte queste imprese sono fondate sull’attualità, l’immagine, l’emozione e rivolte a produrre non solo un profitto a breve termine, ma anche il possesso (e lo sfruttamento) di una quantità immensa di dati, che attribuiscono loro un potere immenso, non solo di mercato. Qui occorrerebbe un accordo globale Europa-USA per spezzare questi monopoli, come e stato fatto con la Standard Oil o con la Bell all’inizio del secolo XX, e comunque un accordo che coinvolga tutti i grandi Stati-nazione (Stati Uniti, Russia, Cina, India e, in prospettiva, Europa) per disciplinare l’uso di questi dati e per tassare i guadagni che vengono conseguiti dai grandi operatori della rete, evitando le doppie imposizioni, ma anche la possibilità che guadagni immensi, realizzati in tutto il mondo, sfuggano al dovere di contribuire alle necessità del mondo, fornendo risorse per servizi pubblici e per problemi destinati ad ingigantirsi nei prossimi anni come la salute il disinquinamento, il lavoro ad età più avanzata, i sussidi ai poveri, la cura dell’infanzia, l’assistenza dei vecchi. 

Di Francesco Alberoni

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