Gestione del Corona Virus e malgestione dell’economia

GESTIONE DEL CORONAVIRUS e MALAGESTIONE DELL’ECONOMIA

di Alfredo Ambrosetti

La Cassa Integrazione è costosissima. Adesso l’hanno estesa ad un numero enorme di persone. E non si sa per quanto tempo. La Cassa Integrazione, come è noto, riguarda i dipendenti per consentire loro una sopravvivenza dignitosa, nonostante la sospensione degli stipendi. E gli imprenditori che Cassa Integrazione hanno? Magari imprenditori che hanno fatto debiti per avviare e sviluppare le loro aziende. Per quanto riguarda i bisogni degli imprenditori, che non vanno trascurati, occorre innanzitutto riferirsi agli imprenditori le cui aziende sono state chiuse. Quando l’azienda chiude, in tempi normali, si ritiene che sia fallita, cioè che sia chiusa per sempre. Un’altra ipotesi è che l’azienda sia chiusa per comportamenti gravemente illegali. Ho chiesto ad un imprenditore se si sentiva tutelato dalla somma di denaro messa a disposizione dallo Stato. La risposta è stata secca: “Non ho bisogno di sussidi, ho bisogno di fatturare!” Infatti a cosa servono gli aiuti economici quando l’azienda è chiusa e non fattura? Ma fatturare di per sé non è una tranquillità completa per gli imprenditori perché occorre anche che le aziende dei clienti e/o dei fornitori non siano chiuse e siano in grado di adempiere ai loro servizi. Un altro imprenditore mi ha confessato: “Se sto senza fatturare anche per un breve periodo, la mia cassa si svuota”. Poiché la chiusura delle aziende è stata fatta molto in fretta, non abbiamo certezza che sia stata fatta evitando l’effetto domino e cioè che l’azienda cominci a fatturare ma poi trovi le aziende dei clienti e/o dei fornitori chiuse. Va ricordato inoltre che gli investimenti si fanno quando c’è un’elevata fiducia nel paese e nel futuro.

            Per quanto riguarda invece gli aiuti alle aziende non chiuse, ma indebolite dai limiti di questo periodo, l’ammontare del prestito dovrebbe essere proporzionale alle esigenze ed alle prospettive dell’azienda perché, come è noto, il prestito va rimborsato. Di solito, in paesi dove l’economia funziona, lo stato non interferisce, perché il prestito viene concesso dal sistema bancario, dopo un’accurata valutazione, sulle prospettive dell’azienda e sul suo livello di solvibilità. In conclusione, perché lo stato deve assolvere ad un ruolo che non gli compete? Nella mia lunga vita, ho visto un’influenza pubblica così grande nell’economia solo durante la Seconda Guerra Mondiale. È inevitabile che durante una Guerra Mondiale le imprese debbano riconvertirsi per produrre ciò che può servire a vincere la guerra, perché durante quest’ultima sono in gioco la libertà del paese ed il suo peso internazionale a guerra conclusa.

I sindacati attualmente fanno pressione perché il maggior numero delle aziende sia chiuso con la giustificazione di salvaguardare la salute dei dipendenti, perché se le aziende con molti dipendenti sono aperte, vi è un possibile rischio di contagio. Probabilmente gli stessi sindacati, quando finirà questo drammatico contagio, faranno scioperi perché mancherà il lavoro e quindi i posti di lavoro. Com‘è noto, gli scioperi rappresentano un grosso danno per il Paese ed un forte disagio per i cittadini. Un sindacato moderno deve tutelare i dipendenti ma anche le aziende dove lavorano, come avviene in Germania grazie alla Midbestimmung, che garantisce che in ogni consiglio di amministrazione ci siano almeno due rappresentanti sindacali.

In questo periodo così difficile, ogni giorno sono attento all’evoluzione del contagio, per capirne i rischi e comunque le caratteristiche, dal momento che non ho alcuna conoscenza a riguardo. Quotidianamente sento anche che provvedimenti vengono applicati in campo economico per contenere il contagio. Se da un lato sono ignorante sulle tematiche inerenti il Coronavirus, dall’altro ho dedicato tutta la mia carriera professionale ad aiutare aziende, a dare contributi preziosi affinché le strategie contenessero un’elevata dose di innovazione etc. perché, come è noto, per i continui progressi scientifici e tecnologici i cicli di vita dei prodotti e dei processi sono sempre più brevi e raccomandare vivamente che l’azienda venga gestita nel pieno rispetto dell’etica, anche perché per costruire una reputazione positiva ci vuole una vita, per comprometterla, in questo momento di esplosione delle comunicazioni e delle informazioni, basta una deviazione. Apprendendo le misure che vengono prese in campo economico, mi rendo sempre più conto che si tratta di medicine con effetti collaterali gravissimi.

Una prolungata inattività di una gran parte delle aziende, negozi, ristoranti, bar, pasticcerie etc. finisce inesorabilmente per provocare un elevato numero di disoccupati, di poveri e addirittura di affamati. A tale proposito, sono capitati due casi di rivolta violenta, uno a Bari ed uno a Palermo, di persone che in strada hanno preteso di avere generi alimentari, in modo violento, senza pagare. Poco dopo si è cercato di rimediare, da parte del Governo, a qualsiasi costo, dando a tutti, anche a quelli che evadevano le tasse: un esponente politico offriva Euro 600,00 un altro esponente di un diverso partito rilanciava dando Euro 1.000,00 e così via, ogni politico rincarava la dose. Apprendevo queste cose, con l’emotività che provo quando sono in gioco le sorti del nostro Paese. Quanto costa tutto questo, per di più per un tempo indeterminato? Dove si trova questa montagna di risorse? Il rischio di rivolte violente o addirittura di una guerra civile fa precipitare tutto il Paese in una totale situazione di “assistenzialismo”* mentre nel mondo vincono i paesi dove viene applicata la meritocrazia. Quanto aumenterà il debito pubblico, il cui ammontare non fa certo stimare il nostro paese anche internazionalmente?

Certamente per chi deve prendere le decisioni si è tra l’incudine e il martello. Incudine perché si deve chiudere la maggior parte delle aziende per evitare il rischio di maggiori contagi. Martello perché tenendo le aziende ferme chiunque capisce che l’economia va a rotoli. Governare significa saper prevedere e poi sapere equilibrare le scelte tra due esigenze diametralmente opposte. È una pura illusione che nella situazione attuale si possa arrivare ad un rischio zero. Se si aspetta che i contagi si azzerino, si azzera anche l’economia, con tutte le conseguenze drammatiche del caso.

A proposito di debito pubblico, mia moglie ed io ci chiediamo spesso: che diritto abbiamo noi, così come dovrebbero chiederselo tutte le famiglie (anche di coloro che ci governano), di scaricare sui nostri figli, sui nostri nipoti e sui figli di questi ultimi l’onere di pagarlo, perché prima o poi si dovrà pagare. Sin dal liceo classico ho imparato: Pacta sunt servanda! Cioè gli impegni si devono rispettare. Che diritto abbiamo, avendo generato per i giovani una vita più difficile, di rendere pesante il carico sulle loro spalle, proprio in un’epoca in cui hanno maggiore responsabilità? Infatti, per i giovani siamo nell’epoca in cui è esplosa l’auto responsabilizzazione individuale: nessuno può garantire loro il futuro.

*Naturalmente criticando l’assistenzialismo non si critica l’aiuto necessario a coloro che sono poveri senza averne colpa.

Se nessuno può garantire il futuro, risulta doveroso chiedersi chi possa garantire il presente (anche dei giovani), con tutti i problemi che abbiamo, a cominciare dal debito pubblico.[1]

Ma gli effetti negativi del debito pubblico non si limitano alla sua dimensione gigantesca ma, come per tutti i debiti, dobbiamo pagare gli interessi a coloro che nel mondo ci fanno credito.

Il debito pubblico italiano a fine gennaio 2020 era pari a 2.443 miliardi di euro, pari a circa il 135% del PIL (dato a fine 2019, quindi prima di qualsiasi contrazione dovuta all’attuale fermo delle attività). Lo stato italiano si finanzia prevalentemente tramite emissione di titoli di stato con diverse scadenze che vanno dai tre mesi fino ai 50 anni. Le emissioni dai 3 ai 6 mesi sono chiamate Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), non hanno cedola e sono emesse tipicamente sotto la pari, ossia ad un prezzo inferiore a 100 ed a scadenza rimborsano 100; una minima parte del debito è finanziata con i BOT. La stragrande maggioranza del debito è rappresentata da Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) emessi con scadenze dai 3 ai 50 anni, i BTP pagano una cedola semestrale.

 Lo scorso anno lo stato italiano ha pagato circa 60 miliardi di interessi, quindi circa il 2,5% del totale del debito. La scadenza media del debito italiano è di 7,3 anni questo significa che ogni anno il governo deve emettere circa 300 miliardi di nuove obbligazioni per rimborsare quelle in scadenza.[2]

In conclusione: gli interessi pagati per il debito pubblico sono di entità tale da schiacciare la crescita e da rendere insufficienti le risorse disponibili per finanziare aspetti fondamentali per la competitività e la crescita del Paese, come per esempio la Ricerca.

Questo drammatico problema del Coronavirus colpisce il paese e la sua economia in una situazione di debolezza che si protrae da molti anni: il PIL è vicino allo zero, il paese è agli ultimi posti in tutte le graduatorie internazionali e non ha un tasso di sviluppo degno da diversi anni. Ci siamo fatti trovare in una situazione di grande debolezza proprio quando è esplosa la globalizzazione. Siamo nella globalizzazione proprio perché il mercato competitivo è diventato il mondo (il globo) e sono caduti tutti i vincoli delle distanze. E la forza della globalizzazione è dimostrata anche dal fatto che il Coronavirus è diventato rapidamente una pandemia, cioè si è esteso in tutto il mondo. Con la globalizzazione ci si deve confrontare con paesi con culture diverse. Per competere bene nella globalizzazione ci vuole un leader con un’indubbia grande competenza di strategia competitiva internazionale. E un ministro degli esteri di grande prestigio ed esperienze internazionali, perché con la globalizzazione si devono intrattenere rapporti di altissimo livello in cui sono in gioco interessi di grande importanza.

[1] Nel documento PDF in allegato è presente una tabella con i Valori annuali del debito dal 1970 al 2019 con i relativi Capi di Governo

[2] La raccolta dei dati relativi agli interessi generati dal debito pubblico è stata realizzata con la preziosissima collaborazione di Luigi Nardella, membro del Comitato Direttivo dell’Associazione

1 Di seguito è riportata una tabella con i Valori annuali del debito dal 1970 al 2019 con i relativi Capi di Governo 2 La raccolta dei dati relativi agli interessi generati dal debito pubblico è stata realizzata con la
preziosissima collaborazione di Luigi Nardella.

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