La creazione di posti di lavoro dipende dagli investimenti; gli investimenti pubblici competono allo stato, gli investimenti privati competono alle imprese.
In un’economia di mercato è però l’impresa privata il motore principale di sviluppo economico e quindi di creazione di posti di lavoro attraverso gli investimenti e la continua capacità di innovare In Italia gli imprenditori investono poco, sintomo di poca fiducia nel Paese e nel suo futuro. Spetta ai responsabili delle istituzioni di governo fornire le risposte ed adottare i provvedimenti necessari a far si che il sistema paese sia competitivo a livello globale e sia quindi in grado di attrarre i capitali privati. Ricordiamo la prima delle domande che ci impone la globalizzazione: “perché un investitore dovrebbe decidere di investire qui il suo denaro?”. Il business è volatile, va dove gli conviene. Le imprese investono dove trovano le migliori condizioni e prospettive di guadagno. È un’illusione pensare che possano esserci delle tappe intermedie, così come è un’illusione pensare a politiche protezionistiche.
Come è noto, l’Italia non si trova in una posizione competitiva ideale a livello globale. La creazione di posti di lavoro è, come detto, di competenza degli operatori economici, che devono garantire competitività e sviluppo a livello internazionale delle proprie aziende, attraverso investimenti significativi, in grado di generare posti di lavoro superiori a quelli persi a causa del continuo e sempre più veloce progresso tecnologico. Ma perché questo avvenga ci vogliono imprese capaci di svilupparsi internazionalmente. In Europa ci sono numerosi gruppi imprenditoriali leader a livello mondiale mentre in Italia ne abbiamo pochissimi, in quanto il tessuto industriale è costituito perlopiù da realtà di piccole e medie dimensioni.
In questa epoca assistiamo a progressi tecnologici rivoluzionari, in grado di creare colossi come Google, Amazon, Facebook, ecc. e sconvolgere sempre più numerosi settori produttivi con gravissime ricadute occupazionali. Non sono però necessari terremoti tecnologici per essere competitivi, ma la capacità di innovare di imprenditori e manager che sono capaci di vedere dove gli altri guardano soltanto. Per vedere si intende non solo guardare quello che sta capitando, ma comprendere ciò che potrà scaturire da ciò che sta capitando, comprese nuove opportunità di business, in grado di generare posti di lavoro. Citiamo due casi significativi al riguardo:
- Le profumerie sono state per tantissimi anni negozi belli ma molto piccoli, con un assortimento di prodotti limitato. Spesso il cliente entrava e chiedeva una marca di profumo e si sentiva rispondere “purtroppo questo profumo non è disponibile”. Il Gruppo francese Arnaud titolare di Louis Vuitton e champagne Moet Hennessy, si accorse di questo e ha sviluppato la catena di negozi Sephora, che offrono un’ampissima gamma di prodotti per la bellezza e la cura del corpo. Sephora è presente con tantissimi punti vendita in numerosissimi Paesi. Data la potenza finanziaria del gruppo sono riusciti, in tempi brevi, a creare una rete capillare di punti vendita in ogni Paese del mondo. Naturalmente i negozi sono molto grandi. Ogni marca ha un suo comparto dove sono esposti tutti i prodotti per la cosmesi e la bellezza. Le casse sono disposte al centro dei due lati, ciascuna gestita da cassiere (o cassieri) eleganti e gentili. Fra l’altro un cliente che vuole sapere dove si trova una determinata marca, per evitare di perdersi nel grande spazio, può chiedere aiuto alle cassiere che con grande gentilezza indirizzano subito il cliente al posto desiderato.
- Il gruppo italiano Ferrero, ben consapevole dello straordinario livello di gradimento che il suo prodotto Nutella gode in tutto il mondo sin dalla sua nascita, ha da poco realizzato un accordo con McDonalds per offrire panini alla Nutella, generando così, attraverso un’idea geniale, un business con un potenziale enorme di fatturato e di nuovi posti di lavoro. La valutazione iniziale è stata di 6 milioni di panini alla Nutella nel primo anno!! Questa è innovazione, un colpo di genio.
Per generare nuovi posti di lavoro occorre stimolare al massimo l’innovazione. La necessità deriva dal fatto che i cicli di vita di ogni prodotto, etc, si accorciano sempre più e devono essere rimpiazzati da nuove idee che possono avere lo scopo di:
– Migliorare. Significa apportare dei cambiamenti che prolungano l’attrattività del prodotto esistente. In sintesi miglioramento è far leva su ciò che già esiste per farlo durare di più.
– Innovazione. L’innovazione è diametralmente opposta perché innovare significa rendere ciò che esiste superato.
Non si possono confondere miglioramento ed innovazione, il miglioramento ha davanti un limitato periodo di possibilità, mentre con innovazione si cominciano cicli di vita nuovi.
La ricerca ha, naturalmente, un ruolo fondamentale nel generare l’innovazione e quindi nella creazione di posti di lavoro. Attraverso le scoperte che scaturiscono dalla ricerca si trovano, infatti, stimoli per nuove idee, nuovi business.
Per creare nuovi posti di lavoro occorre, innanzitutto, essere in grado di conservare quelli che esistono. In un’epoca in cui una generazione di conoscenze e competenze dura meno di 4 anni non esiste più l’impiego a vita ma l’impiegabilità a vita. Resta impiegabile che è in grado di aggiornarsi continuamente e quindi di essere in possesso delle conoscenze e competenze che man mano si rinnovano.
Alla luce di quanto detto sopra, il ruolo della scuola non finisce mail in coerenza con la sintesi, “the lifelong learning” imparare per tutta la lunghezza della vita. Per questo, sin dal 1973 ho inventato l’Aggiornamento Permanente che ha rappresentato lo sconvolgimento della realtà preesistente, per i leader aziendali, fondata solo sui singoli corsi che cominciano e finiscono.
Naturalmente la creazione di non pochi posti di lavoro compete anche allo Stato, che però non deve operare secondo modelli di assistenzialismo, distribuendo sovvenzioni “a pioggia” o, peggio ancora, acquistando aziende non più competitive e facendole operare in perdita (Alitalia, Illva, etc), col pretesto di salvaguardare i posti di lavoro esistenti, ma in realtà distruggendo ricchezza e quindi ostacolando la nascita e lo sviluppo di nuovi posti di lavoro realmente produttivi e quindi in grado di moltiplicarsi.
Lo Stato deve invece fornire le “infrastrutture” fisiche (strade, porti, ospedali), sociali (sanità, sicurezza, istruzione, giustizia) e telematiche che consentono ad un Paese civile di funzionare al meglio e all’imprenditoria privata di prosperare. Le infrastrutture, intese in senso lato, devono quindi garantire la competitività del Paese a livello internazionale, sulla base di una chiara Visione del Futuro, che abbia ben presenti le nuove domande del mercato e quindi sappia individuare ciò che servirà alle imprese per essere messe in grado di soddisfarle.
In materia di creazione di nuovi posti di lavoro il Prof. Silvio Garattini fa opportunamente notare che un investimento annuo di 10 miliardi per la ricerca nel campo delle Life Sciences può creare fino a 100.000 posti di lavoro con tutto ciò che serve per lavorare. Un investimento che produrrebbe molta innovazione e molti prodotti ad alto valore aggiunto.
La società civile, nelle sue espressioni principali di rappresentanza, è chiamata a “sorvegliare” sui responsabili delle istituzioni di governo e sulle imprese private affinché svolgano correttamente la propria funzione. È, quindi, titolare e garante prima e ultima della competitività e dello sviluppo del Paese. Come ad esempio i sindacati che devono garantire la tutela dei lavoratori conciliando, però, come avviene in Germania, gli interessi di questi ultimi con quelli dell’impresa.
Un’economia di mercato ed un paese democratico, quale è l’Italia, si fonda quindi su tre protagonisti, tutti essenziali:
- gli imprenditori, l’impresa privata,
- lo stato e quindi i responsabili delle istituzioni di governo,
- la società civile.
I tre protagonisti sono come un tripode e un tripode risulta in equilibrio solo se può contare su tutte e tre le gambe.
La nostra Associazione è una voce della società civile ed è nata proprio per cercare di dare una risposta alla situazione non soddisfacente in cui versa il nostro Paese.
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